Poeta inglese. A quindici anni era assistente di un chirurgo, e un anno
più tardi fu assunto dal Guy's Hospital col compito di fasciare i feriti.
Tuttavia dedicava tutto il tempo libero alla letteratura; subì fortemente
l'influenza di Spenser e di Omero, che conobbe nella traduzione di Chapman.
Entrò in contatto con il gruppo letterario denominato "Cockney School",
formato da Hunt, Shelley, Hazlitt ed altri e
K. diede inizio alle sue
prime opere poetiche. Nei primi versi non è facile intuire la sua vera
grandezza; contengono imperfezioni stilistiche e crudezze d'espressione; e
infatti la raccolta dei
Poems del 1817 fu pubblicata contro il parere
sfavorevole di alcuni amici. Nonostante ciò
K. abbandonò la
carriera medica per dedicarsi interamente alla letteratura; diede inizio al suo
lungo poema
Endimione che, pubblicato nel 1818, fu accolto con critiche
violente e ostili. Tuttavia è proprio in questo momento che si assiste al
maturazione straordinaria del suo spirito, del suo pensiero e delle sue
facoltà poetiche. In questo periodo scrisse
La bella dama senza
pietà, La vigilia di Sant'Agnese, le lettere al fratello, che
rivelano un'acutezza critico-filosofica notevole e le odi (
Ode a un usignolo,
Ode a un'urna greca, Ode alla malinconia, Ode all'Autunno, ecc.), in cui
raggiunse la perfezione stilistica. Partendo da Spenser e da Chapman intraprese
un profondo studio di Shakespeare, e i suoi commenti alle opere di quest'autore
e le notazioni sul comportamento della coscienza poetica rivelano il genio di
K. Indifferente ai problemi della realtà,
K. si rifugia nel
passato, nel mito greco, nella natura. La poesia è per lui l'incarnazione
della bellezza, raggiungibile solo attraverso la sofferenza e il dolore.
Morì non ancora trentenne di tisi (Londra 1795 - Roma 1821).